È difficile fare
le cose difficili:
parlare al sordo
mostrare la rosa al cieco.
Bambini, imparate
a fare le cose difficili:
dare la mano al cieco,
cantare per il sordo,
liberare gli schiavi
che si credono liberi.
Lettera ai bambini di Gianni Rodari
Questo racconto è per tutti, grandi e piccini. Una piccola chiave per aprire la serratura del cuore e far entrare e uscire calore, che tanto bene fa all’umanità.
Buona lettura!
Di Rocco Carta
- Nonno ci racconti la storia della signora?
- Ve l’ho raccontata tante volte non ne avete a noia?
- No, ci piace un sacco. Lo sappiamo che non è vera, anche se tu vuoi farci credere che lo sia, ma tu raccontacela lo stesso, ti prego…
- Ah, mettete in dubbio la mia onestà eh? Va bene, ve la racconto lo stesso anche se non mi credete. Siete pronti?
- Siiiii!
- Dunque:
Tanto tempo fa, credetemi, davvero tanto tempo fa, più o meno quando ero un bambino come voi, avvenne il mio incontro con la “Signora”.
Lei girovagava per le strade del quartiere senza fermarsi e, salutando chiunque incontrasse, non importa se non conoscesse chi le passava accanto, a ognuno rivolgeva sempre un saluto e, alle volte, alcuni ricambiavano con la stessa cordialità, per poi riprendere il cammino, stupiti e domandandosi “Chi è questa?”
Sorrideva sempre e, nonostante apparisse un tantino eccentrica, mostrava denti perfetti e un sorriso smagliante, paragonabile a quelli delle attrici nelle pubblicità dei dentifrici.
Camminava tutto il giorno, instancabile, avanti e indietro, più e più volte, passando di quartiere in quartiere, fino a tarda sera.
Di notte no, non perché avesse paura del buio o dei personaggi che vivevano la notte, si fermava perché doveva chiudere gli occhi e sognare. Sognare era importante, un vero e proprio lavoro, perché i sogni aiutano il mondo, lo sostengono.
- Hai ragione nonno, è bello sognare, io appena chiudo gli occhi sogno sempre di diventare un supereroe …
- Zitto Luigi, fai andare avanti il nonno, altrimenti perde il filo
- Tranquilli, riparto da dove mi ero fermato. A proposito, dove ero arrivato?
- Eh, lo sapevo! Al discorso dei sogni nonno…
- Ah giusto!
Ma chi era quella signora? Da dove veniva? Ma, soprattutto, che fine avrà fatto? Me lo domando oramai da tanti anni.
Nel quartiere era apparsa molto tempo prima, alla fine di anni bui e difficili, bisognava rialzarsi da momenti terribili e da tante difficoltà, ma lei non mancava mai in quelle strade.
Probabilmente era un po’ più giovane e dal passo più veloce. Eccentrica, o almeno così pareva, passava con il suo grande cappello di tutti i colori, per ripararsi dal sole e dalla pioggia. Niente trucco sulla faccia e ogni giorno con un vestito simile a quello del giorno del prima, solo diverso nella scelta del colore. Ogni giorno indossava un abito di uno dei sette colori dell’arcobaleno.
Ai piedi sempre le stesse ballerine che parevano non consumarsi mai, nonostante il gran numero di passi e di chilometri che macinava ogni dì.
I bambini la guardavano incuriositi e di nascosto la seguivano per capire dove andasse e chi incontrasse.
Lei lo sapeva, ma ha sempre fatto finta di non accorgersene. Le piaceva essere seguita, anzi, voleva proprio essere seguita, da tutti e in particolare dai più piccoli.
- Anche io l’avrei seguita nonno, lo sai?
- Luigino… vai avanti nonno
- Uffa, Laura, ma non posso proprio dire niente. Scusa Nonno, non volevo interromperti. Ricomincia per favore.
Aveva grandi occhi, azzurri e profondi con cui fissava chi gli si parava davanti. Ti entravano dentro, scrutandoti, ma senza incutere alcun timore. Era come se stessi mirando il cielo nelle giornate più limpide.
Procedeva sui suoi passi, fino quando non decideva di fermarsi di colpo, come attirata da qualcosa o qualcuno.
Girava la testa, un po’ di qua e un po’ di là, infine si avvicinava sempre a qualche personaggio che aveva attirato la sua attenzione.
Si accostava percependo le difficoltà e i problemi di quella persona, sintonizzandosi con la sua disperazione. Una volta vicino, parlava loro, sussurrava qualcosa e quei volti disperati si distendevano.
È stata vista avvicinarsi a persone anziane, a persone sole, bambini che non avevano nulla da mangiare e con cui giocare, a mendicanti, a persone che cercavano un lavoro: li toccava sulla spalla sussurrando qualche parola e attorno a essi avveniva qualcosa di magico.
Le persone si accorgevano di loro e iniziavano ad avvicinarsi e ascoltarli, cominciando a vedere e a prendersi a cuore il problema dell’altro.
A quel punto, quasi in punta di piedi, la signora si rimetteva in cammino, lasciando ad altri il compito di prendersi cura di quelle persone.
È andata così per tanto tempo, stagione dopo stagione, passava portando con sé bontà e colore anche in giornate grigie.
A quei tempi veniva seguita da tanti. Erano rari gli uomini che non si accorgevano o non volevano accorgersi di lei o addirittura capaci di scacciarla dopo i suoi interventi, eppure lei, nonostante ciò sorrideva anche a quegli antipatici.
- Nonno non la seguivano perché non si fidavano?
- Sai Laura, ci sono persone che pensano solo a sé stesse e faticano a credere che esistano persone che hanno bisogno più di loro. Sono convinte che vogliano sempre imbrogliarle.
- Erano convinte che potesse imbrogliarle anche la signora?
- Soprattutto la signora!
- Ma è normale aiutare il prossimo, lo dicono i miei genitori, tu, la maestra e anche la televisione. Come si può pensare che chi aiuta voglia fregarti?
- È vero piccola mia, ma a volte si incontrano persone con il cuore chiuso dalla paura e, piuttosto che provare ad aprirlo, si inventano che anche chi si avvicina al prossimo, sia uno sciocco. Almeno, questo accade fino a quando ad avere bisogno non siano queste stesse persone. Ma proseguiamo…
Il suo profumo lo si sentiva da lontano, era buono e dopo il suo passaggio una scia permaneva per ore, lasciando di buon umore chiunque lo respirasse e facendo aprire i cuori.
Ero un bambino, quando passeggiando mano nella mano con il nonno, percepii la sua presenza e la vidi per la prima volta.
- Com’era, com’era? Era bella vero? Più bella di una attrice di Hollywood vero? Più bella della Gioconda vero? Racconta, racconta dai…
- Luigino! – Laura esclamò mettendosi le mani in testa e scuotendola –
- Bellissima! Se mi fai andare avanti, ti racconto il resto ok?
- Scusa.
- Tranquillo
Il nonno le fece un inchino galante e subito dopo lasciò una monetina a un signore che diceva di non avere niente da mangiare. Lei passò e sorridendomi mi diede una carezza sulla testa. La sua mano sui capelli, se provo a concentrarmi, la sento ancora adesso.
Tutti credevano che fosse magica, tutti pensavano che fosse la dea della bontà in persona, ma nessuno aveva mai avuto il coraggio di chiederle il nome, sembrava quasi un dato irrilevante conoscere le generalità di questa persona. Del resto, lei arrivava e interveniva in determinati momenti, rimettendosi in cammino subito dopo essere sicura di aver lasciato in buone mani le persone a cui si era avvicinata.
Un giorno decisi di farmi coraggio.
Sentii la scia del suo profumo arrivare da est, accompagnata da un leggero colpo di vento, mentre stavo giocando una partita di pallone combattutissima con i miei amici al parco.
Un bambino, poco distante da noi e di cui non ci eravamo accorti fino a quel momento, urlava e piangeva, dopo essere caduto dalla bicicletta.
Soltanto il portiere della squadra avversaria aveva sentito quel pianto disperato, ma nonostante ciò, fino a quando arrivò alle narici di tutti noi quel meraviglioso profumo, lo ignorò, continuando a concentrarsi sulla partita.
Quando fermammo il gioco e girammo la testa verso il bambino, lei era lì, chinata a tranquillizzarlo.
Ci avvicinammo e lei ci sorrise mentre tamponava la ferita del malcapitato, con un fazzoletto che emanava nell’aria odore di alcool profumato e di colore azzurro, ma un azzurro mai visto, anche il cielo pareva sbiadito in confronto.
Il bambino chiese di aiutarlo ad alzarsi, ma faceva fatica a tenere la gamba appoggiata. Io e i miei amici lo aiutammo.
La signora si era tirata su, pronta a partire per la sua strada e in quel momento ero l’unico che la stava seguendo con lo sguardo. Gli altri erano tutti intenti a prestare soccorso al ferito.
Presi coraggio e le parlai:
Mi scusi, la vedo spesso e lei mi saluta e sorride sempre, eppure non conosco il suo nome
La signora si fermò e voltandosi iniziò a fissarmi intensamente e mi rispose:
Oh, abbiamo qui un bambino curioso! In effetti non me lo chiede mai nessuno. E tutto sommato non è che anche io lo dica volentieri a chiunque, ma è anche vero che molti conoscono il mio nome anche senza che io debba pronunciarlo.
Fece una pausa sorridendomi. Io non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. La sensazione che provai in quell’istante, la provai soltanto la prima volta che mi sono innamorato e…
- Di nonna? – chiese Laura in attesa trepidante della risposta.
- Ehm, si di nonna sono stato e sono ancora innamorato, ma, la prima volta…
- Nonnoooo?
- Che ne dite se torniamo al racconto? Di questa storia degli innamoramenti, magari ne parliamo un’altra volta d’accordo?
- Ok – rispose Laura- anche perché io non voglio innamorarmi di nessuno.
- Io invece, sono innamorato di due compagne, anche se non ho ancora capito chi amo di più. Forse amo di più Maria, anche se Simona è più simpatica. Oppure…
- Luigino stop! – il nonno e Laura, all’unisono fermarono il suo monologo e il nonno riprese in mano il filo del discorso.
Mentre gli altri miei amici continuavano a prestare soccorso al bambino, io attendevo una risposta a bocca spalancata e a orecchie aperte. E la risposta arrivò:
Ebbene, ti rivelerò il mio nome. Forse è un nome che non ti è del tutto sconosciuto e che probabilmente avrai già sentito. È un nome antico e nobile e in giro per il mondo, ho tante sorelle che portano come me questo nome importante. Il mio nome è: “Solidarietà”.
Dopo avermi rivelato il nome, girai la testa perché mi sentii chiamare dai miei amici e appena mi voltai nuovamente verso la signora, lei non c’era più, rimaneva sospeso nell’aria solo il suo profumo, un misto di lavanda e agrumi.
“la signora Solidarietà” pensai.
Subito dopo aiutammo il bambino accompagnandolo alla sua abitazione.
A casa, quella sera, chiesi ai miei, spiegazioni sul significato di quel nome e grazie al loro chiarimento, capii perfettamente perché quella signora si chiamasse così.
- Nonno, scusa se ti interrompo. Solidarietà vuol dire prendersi cura, andare incontro al bisogno qualcuno che sta passando un brutto momento giusto?
- Giusto Laura. Significa vedere e sentire il prossimo, sostenersi uno con l’altro, in maniera benevola e gratuita, supportare e risolvere i problemi di chiunque abbia bisogno.
- Di tutte le persone nonno? Anche degli animali?
- Si Luigi! – il nonno rispose compiaciuto a quelle domande. Felice perché i nipoti avevano capito il significato di ciò che lui gli stava raccontando
- Nonno ma poi l’hai più vista la signora?
- Continuai a vederla ancora per qualche tempo, ma non parlammo più. Solo che da quell’incontro, sia io, sia i miei amici, continuammo a seguire il suo esempio, sempre pronti a dare una mano a chiunque avesse bisogno. Anche se a un certo punto, iniziai a vederla sempre meno fino a vederla quasi scomparire.
- Non l’hai più vista? Continua nonno…
Sono passati tanti anni e ora sono anziano. La signora non la vedo e non la incontro da tempo. Pare nascondersi, oppure viene ignorata, anche se sporadicamente, di fronte a gesti di umanità, riesco a riconoscere il suo profumo.
La gente, rispetto ad allora, è sempre di corsa ed è diventata più egoista.
La signora forse è delusa e ha deciso di allontanarsi per un lungo periodo.
Il prossimo, colui che era sempre una persona da aiutare, è diventato qualcuno da tenere a distanza, qualcuno di cui avere un ingiustificato timore. Sono sicuro che questo, lei e le sue sorelle sparse per il mondo, non riescano a sopportarlo. Forse di tanto in tanto, appaiono a qualcuno, più in sordina, più timorose, forse il problema principale è che vengono chiamate e credute poco.
- Allora chiamiamola e chiamiamo le sue sorelle, facciamo in modo che tornino. Domani intanto ne parlo con i miei compagni di scuola per fare in modo che tornino. Le persone hanno bisogno di lei e di loro. – disse il piccolo Luigi
- Nonno è triste questo finale! Le storie che piacciono a noi hanno sempre il lieto fine. Non può finire, sempre così questa storia! – Laura imbronciata disse queste parole mentre Luigi si gettò a testa e a pancia in giù sul materasso.
- In effetti è un po’ che non ve la raccontavano e non vi ho aggiornato sugli ultimi sviluppi della faccenda.
- Davvero? Ti prego nonno vai avanti a raccontare?
- Sicuri, mi sembrate un po’stanchi?
- Si, sicurissimi
- Bene, allora dovrò proprio aggiornarvi…
L’altro giorno, forse vostro padre e vostra madre vi hanno raccontato, nel quartiere dei giovani ragazzi supportati da alcune associazioni e illuminati da tanta passione, hanno inaugurato uno spazio che ospiterà gli indigenti e persone bisognose completo di una sala mensa ben fornita. Un posto stupendo pieno di vita e di cuore. Un’oasi in un mondo pieno di odio.
Alcuni residenti non vedevano di buon occhio l’apertura di questo centro nel quartiere, hanno protestato e hanno provato a fare in modo che non aprisse. Tuttavia si sono dovuti rassegnare e lasciare che lo spazio prendesse vita, inaugurato e supportato infine anche dalle istituzioni comunali.
L’inaugurazione è stata davvero una grande festa e un bel momento.
- Lo sapete come si chiama lo spazio?
- No, diccelo nonno?
- Casa della solidarietà!
- Come la signora?
- Sì, esattamente. Ma c’è una cosa ancora che voglio raccontarvi…
Dal momento del taglio del nastro e l’ingresso nella struttura dei primi ospiti, la zona tutta intorno venne invasa da un profumo di buono che conoscevo molto bene. Ho iniziato a girarmi a destra e sinistra con le lacrime agli occhi e il cuore gonfio di gioia. Non la vedevo, ma era lì, tutta intorno a noi, dentro gli occhi di quei ragazzi e dei loro commossi ospiti.
- Evviva allora è tornata! – Laura e Luigi esultarono, avevano avuto il lieto fine che desideravano rispetto alle altre volte che avevano sentito la storia raccontata dal nonno.
- Sì forse è tornata e forse, domani e nei prossimi giorni, la incontrerete anche voi e farete in modo di incontrarla sempre e di non farla sparire vero?
- Certo nonno!
- Bene ora un bacio a tutte a due e sotto le coperte. Buonanotte nipotini.
- Buonanotte nonno.
Uscì dalla stanza, spegnendo la luce grossa dopo aver acceso una piccola lampada per non lasciare completamente al buio i piccoli. Si avviò verso la sala dove aveva lasciato il cappotto, per recuperarlo e tornare verso la sua abitazione poco distante. Si mosse a passi lenti senza fare rumore, visto che la nuora stava dormendo sul divano con la televisione accesa, quando si sentì chiamare:
- Papà, vuoi che ti accompagni?
- Ma no dai, sono solo due passi, non ho bisogno della scorta, me la cavo da solo figliolo.
- Gli hai raccontato ancora la storia della signora vero?
- Certo è la storia che racconto meglio, piaceva anche a te da piccolo ed è servita, guarda che bravo uomo sei diventato
- Glielo hai detto che dietro lo spazio ci sei di mezzo tu? Che hai contribuito? Insomma che il signor solidarietà in questo caso sei anche un po’ te?
- Figlio mio, il bene si fa ma non si dice, lascia che loro credano che il bene sia dappertutto e che lo possano trovare in ognuno non in una persona sola, lascia che sia la signora solidarietà a guidarli.
Il figlio gli sorrise e, dopo avergli sistemato il bavero del cappotto, lo abbracciò e gli aprì la porta.
Uscì solitario nella notte che lo avvolse per compiere quei pochi passi che lo separavano da casa. Tutto intorno si sentiva un profumo di buono e, dolcemente, mentre si avvicinava alla sua abitazione, percepì una mano che gli accarezzava i capelli brizzolati, gli stessi di quando era bambino.
Arrivò davanti alla porta sereno e felice, non la vedeva ma c’era e, prima di entrare, annusò più intensamente l’aria respirando a pieni polmoni e augurando la buonanotte alla signora.
Rocco Carta
Ringraziamenti speciali: a Simona che come al solito mi supporta e sopporta, nel lavoro di editing della storia e in questo caso anche per avermi suggerito la citazione di Gianni Rodari per questo racconto.
A David Hadjibay ragazzo dal grande cuore e dal grande talento che ha creato il disegno del racconto.
P.S.
Ho pubblicato in data 11/01/22 questo articolo (il link è allegato qui sotto) qui sul blog per trovare l’autrice di questi video allegati nel link, così da poterla ringraziare per l’ottimo lavoro e chiederle la cortesia di correggere il titolo dei video. Il racconto non è di Gianni Rodari, ma più umilmente mio 😅.
https://storiequalunque.com/2022/01/11/lautore-del-racconto-sono-io/
Shapo 👌👌👌👌👌✋✋✋👋✋👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏
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Grazie Naor
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L’ha ripubblicato su STORIE QUALUNQUE – Rocco Cartae ha commentato:
Ricondivido questo piccolo racconto, un racconto che ho amato scrivere e che è stato capace di regalarmi tanto.
Nel lavoro educativo la narrazione degli eventi di ciò che accade ad utenti e a noi stessi, è molto importante.
Svolgendo un mestiere che ha un target di utenza che va dai bambini fino agli anziani, noi educatori diventiamo dei narratori. Alle volte di quello che i nostri occhi vedono e alle volte, in particolar modo per i più piccini, creatori e inventori di storie.
Questa è una storia per grandi e piccoli, una storia venuta fuori, come altre, dalla fantasia di “un educatore narratore”.
Buona lettura!
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