Educare, ex ducere, portare fuori. Questo il ruolo dell’educatore. E per questo ruolo è necessaria la presenza. Emotiva, fisica, relazionale. Esserci attivamente.
Esserci attentamente.
E darsi il cambio con l’altro, in una continua condivisione di parti di sé. Un incontro magico tra ruoli mai predefiniti, ma in continuo divenireDott.ssa Simona Adelaide Martini
La scena è da preparare, occorre essere minuziosi, scegliere bene come posizionarsi e come posizionare, capire e scegliere la giusta illuminazione, interagire con l’ambiente in una giusta simbiosi.
Costruire il copione che verrà portato in scena.
Le parti saranno assegnate, ma non saranno fisse, saranno malleabili e modificabili.
Il tutto nel rispetto dei ruoli con la promessa e l’accortezza di valorizzare e fare emergere i talenti, tutti i talenti, consapevoli che ognuno possiede enormi potenzialità
Ci si calerà nella parte, dopo averla studiata, preparata, condivisa e, alle volte, guidati dall’istinto, seguendo ciò che duetti fra attori o fra protagonista e spalla, faranno tirar fuori, dettato da quello che i momenti saranno capaci di suggerire.
I costumi verranno cuciti abilmente e, qualora dovessero servire toppe o cambi d’abito, si interverrà con solerzia e precisione, attraverso ago e filo sempre pronti all’occorrenza nelle tasche.
Il regista sarà attore e l’attore dovrà essere capace di divenire regista, uno scambio di ruoli importante a vantaggio dello spettatore e delle sue aspettative.
Spettatori non inermi, spettatori che dovranno interagire con l’opera in costruzione, spettatori che diverranno partecipanti attivi nella riuscita dello spettacolo.
Questo facciamo noi, questo é il nostro mestiere, questo, e tanto altro, é il lavoro educativo.
Adesso silenzio, shhh, si entra in scena.
Ciak si gira, prima scena: la costruzione della relazione…
Rocco Carta
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