Soul è nata e vissuta, fino a oggi, a Londra. La vediamo correre affannosamente e velocemente con un borsone in mano, sbattendolo senza intenzione, contro le persone che le arrivano incontro.
Oggi è il suo ventottesimo compleanno e ha deciso di fuggire da quel mondo che detesta e le fa da contorno, dove non viene considerata.
Mancano dieci minuti, dopo di che, l’aereo che ha prenotato con destinazione New Delhi, partirà senza di lei.
Tender è un uomo di trentotto anni. Lavora all’aeroporto di Heatrow, lo stesso dove Soul sta cercando disperatamente di arrivare puntuale all’appuntamento con la sua via d’uscita dall’emarginazione.
Tender si guadagna da vivere facendo le pulizie. Pur essendo laureato in Biologia, l’unico lavoro che è riuscito a trovare, per mantenersi, è questo. Oh, sia chiaro, lui ha provato a inviare curriculum a destra e a manca, ma non è stato mai preso in considerazione per ciò che ha studiato. Per fortuna, come ama spesso sottolineare, ha ottenuto questa mansione, da lui eseguita con ineccepibile dedizione, stimato da capi e colleghi. Ora, sta quasi per finire il suo turno e, come ogni giorno, si metterà in marcia per recarsi da sua madre, nella casa di riposo in cui è ricoverata. L’unica persona della sua famiglia ancora in vita.
Soul e Tender. Vi starete domandando o, almeno spero, incuriosendo, sulle motivazioni per le quali vi sto raccontando di loro. Esiste un solo e unico motivo: parlarvi d’amore. Oltretutto, di cosa dovrebbe parlare un narratore, se non del sentimento più forte e intenso che esiste su questo pianeta?
Soul continua la sua corsa disperata, chiedendo permesso e rifilando spallate a tutte le persone che intralciano la sua strada. La sfortuna, almeno secondo il suo punto di vista, l’ha perseguitata anche oggi. Sta rischiando di perdere il volo a causa di alcuni motivi entrati in collisione tra loro: i saluti alla zia e alle sue amiche arrivate a casa sua a sorpresa, proprio all’ultimo minuto, il suicidio di una persona sulla linea della metropolitana e lo sciopero dei taxi.
Anche questa volta, al principio di una possibile nuova vita, mentre corre, maledice il fato, colpevole di metterle sempre i bastoni tra le ruote.
In effetti, il destino è sempre stato avverso a questa ragazza nata nei sobborghi della metropoli. I genitori erano arrivati sulle rive del Tamigi, dalle isole di Trinidad e Tobago, emigrati per cercare lavoro, dopo essersi sposati. Avevano deciso di chiamarla Soul, non per puro spirito religioso, ma solamente perché grandi fans di quello stile di musica e in particolare di Otis Redding, Ray Charles e James Brown.
Fin da subito, la sua vita si era rivelata in salita. Il quartiere dove viveva era uno dei più malfamati e difficili della città. Fin da bambina, si era dovuta abituare a vivere all’interno dei conflitti sociali che alimentavano la zona e a dover schivare e difendersi dalle continue vessazioni dei bambini prima, e dei ragazzi poi, del quartiere.
Soul era una bambina di corporatura robusta, timida, miope e silenziosa, in un luogo dove emerge solo chi sa fare più rumore. Era una grande lettrice, i libri le facevano molta compagnia ed era anche un’ottima studentessa. Non giocava molto con i coetanei che tendevano a snobbarla, facendola sentire sola ed emarginata. La madre e il padre erano fieri di lei e erano certi, nonostante si rendessero conto dei problemi relazionali della bambina, che sarebbe diventata una persona di spessore e importante. Da adolescente la situazione era rimasta tale e quale, diventando Soul il bersaglio di vessazioni ancora più dure.
In quella già difficile fase della sua vita, a causa di un terribile incidente automobilistico, aveva perso anche i suoi amati genitori. Questo era stato un duro colpo per la giovane ragazza. L’istinto sarebbe stato quello di buttarsi nel Tamigi e raggiungere i suoi. Allo stesso tempo avevo riflettuto su quanto i genitori avessero a cuore che lei riuscisse a terminare gli studi e a non perdere la speranza di diventare qualcuno di importante. Decise, quindi, di non lasciarsi andare e di rimboccarsi le maniche. Si trasferì in un quartiere più tranquillo, ospitata da una zia a cui era molto legata. Riuscì a diplomarsi da interprete e a trovare un buon lavoro in un ufficio importante. Iniziò addirittura a pensare che, forse, la ruota stesse iniziando a girare per il verso giusto. Si sbagliava.
Cominciò a essere presa di mira da alcune colleghe che, oltre a tentare di metterla in cattiva luce con i superiori, la emarginavano. Non aveva amici e l’unica compagnia era la sua adorata musica soul e da alcune vecchiette amiche di sua zia con cui scambiava qualche parola di tanto in tanto, partecipando, controvoglia, alle loro interminabili partite di burraco.
Sognava l’amore, sognava qualcuno disposto ad amarla con tutti i suoi pregi e difetti, qualcuno che apprezzasse le sue burrose forme, qualcuno disposto a guardarla dentro. Era sempre stata una grande sognatrice e, durante gli onirici viaggi notturni, incontrava spesso il suo uomo ideale, l’attore Jamie Foxx, che una volta nella parte di Django, una volta nella parte di Ray Charles o nelle sembianze di altri ruoli da lui interpretati, le faceva visita, trasformando questi incontri in attimi di pura passione a cui lei si abbandonava anima e corpo, maledicendo il momento del risveglio. Nei sogni il suo uomo ideale è lui, ma, nella realtà, le sarebbe bastato qualcuno disposto a volerle bene. Non aveva mai baciato un ragazzo, ma i ragazzi non si avvicinavano mai a lei, guardavano sempre le altre. Lei per loro era solo una sfigata: troppo sgraziata, troppo robusta, insomma troppo.
Eppure, Soul ha un grande cuore, un viso luminoso e occhi profondi e neri di una magnifica intensità, ma spesso velati dalla malinconia.
Non ne può più della solitudine, di sentirsi un’anima inquieta.
Recentemente si è avvicinata al mondo della meditazione e alla pratica dello yoga, trovando, finalmente, un po’ di pace interiore e scoprendo abilità fisiche che non sapeva di possedere. Negli ultimi anni ha iniziato a coltivare il sogno di mollare tutto, scappare per proteggersi da quei calci nel culo che la sua città natale continua a darle. Ha deciso, quindi, di recarsi a vivere in India, dove, forse, troverà la pace interiore e magari la sua anima gemella.
Mentre la corsa contro il tempo della nostra fuggitiva prosegue, Tender sta nuovamente lavando il pavimento vicino all’imbarco del volo diretto a New York, dopo che un bambino ha fatto cadere delle bottiglie di liquore acquistate al duty free dalla madre. Il bambino piange disperato, mentre la madre gli urla le peggiori invettive. Appena lei si volta, Tender inizia a riprodurre delle smorfie attirando lo sguardo del bambino su di sé e, cominciando a imitare la camminata di Chaplin, riesce a strappare un sorriso a quella maschera di disperazione, ovviamente interrompendo la simpatica ed estemporanea performance, appena la madre si volta di nuovo verso il figlio.
Tender è così, lo è sempre stato, gentile e tenero con chiunque.
La madre l’ha voluto chiamare così, perché appena nato era talmente gracile e piccolo (parto prematuro alla fine del settimo mese di gravidanza), da suscitare un’immensa tenerezza. Il padre, invece, avrebbe voluto chiamarlo Mick in onore di Mick Jagger, suo grande idolo. L’ebbe vinta la madre.
Anche per questo bimbo la vita è stata subito in salita. Il padre ha perso il lavoro pochi mesi dopo la nascita di Tender e l’assegno di disoccupazione non bastava a sfamare la famiglia. Pertanto, la madre è dovuta tornare immediatamente a lavorare per sostenere il budget famigliare, nonostante avrebbe voluto dedicarsi esclusivamente ai primi mesi di vita del suo bambino.
Il piccolo Tender, tutto sommato, era riuscito a crescere sereno. Era molto fantasioso, educato con tutti e, a memoria di chi lo conosce da sempre, non lo si è mai visto arrabbiato con nessuno.
Ciò nonostante, anche lui, a causa della sua gracilità, del suo carattere mite e cordiale e, infine, di un viso fuori dai canoni estetici, contornato, per giunta, da due belle orecchie a sventola, aveva dovuto subire le angherie dei vari bulletti del quartiere. Lo avevano schernito, picchiato, deriso. Lui si era sempre rialzato, cercando di non mostrare mai segni di sofferenza. Era un ragazzo aperto e disponibile nei confronti di chiunque gli chiedesse una mano, soccorrendo, nel caso, amici, conoscenti e sconosciuti. Una volta, all’età di sedici anni, finì anche in ospedale con fratture di vario tipo, per aver difeso un amico aggredito da sette ragazzi che lo stavano massacrando di botte.
Anche Tender non ha mai baciato una ragazza e tantomeno ha fatto l’amore. Tuttavia, non ha mai perso la speranza di riuscire a provare questa emozione, di avere almeno una prima volta.
Quando frequentava l’università, un compagno era riuscito a convincerlo, dopo molte resistenze, a recarsi da una prostituta per provare, quantomeno, a perdere la sua verginità. Si era lasciato trascinare, anche se non del tutto convinto, e si era presentato all’appuntamento molto agitato.
La ragazza che lo attendeva era molto bella. Lo aveva accolto in abbigliamento intimo, coperta da una sottoveste trasparente, chiedendo subito il compenso. Nella piccola stanza, la ragazza aveva cercato in tutti i modi possibili e con tutta l’arte erotica che possedeva, nel minor tempo possibile, di fargli avere un’erezione. Ma lui non ci era riuscito.
Tender aveva tremato ed era rimasto agitato da quando aveva varcato la porta fino a quando ne era uscito. Il pene era rimasto in posizione di riposo nonostante le stimolazioni tattili, visive e uditive messe in gioco dalla ragazza. Affranto, aveva deciso di interrompere quel gioco per lui al massacro. Si era rivestito velocemente e, prima di abbandonare la stanza, aveva lasciato alla ragazza ulteriori soldi. Si era sentito quasi in dovere di doverla ricompensare per la sua defaillance. Lei non avrebbe voluto prenderli, ma lui aveva insistito, salutandola e avvicinandosi alla porta, per poi ritrovarsi in strada in un pomeriggio di un luglio piovoso turbato e abbattuto.
L’amore che lui aspetta non è quello, non può essere così. Avrebbe continuato a cercarlo. Anche il sesso non poteva essere così freddo e calcolato come quello che ha appena provato a vivere. Si era sentito a disagio anche per aver pensato di abusare di una donna e di comprare il suo presunto piacere.
Dopo questa disavventura, aveva proseguito con dedizione negli studi ed era riuscito a laurearsi con ottimi voti e, pur non riuscendo a trovare il lavoro per cui aveva tanto faticato, non si era mai perso d’animo, pensando che, prima o poi, avrebbe trovato un lavoro da biologo.
Alla morte del padre e alla scoperta di una diagnosi di principio di Alzheimer della madre, Tender aveva deciso di accettare qualunque lavoro gli venisse offerto, possibilmente con turni che gli permettessero di potersi prendere cura della madre. Non aveva mai pensato in vita sua di cambiare città, di andarsene o scappare. Lui è uno che resta.
Quello che Soul e Tender non sanno è che il tentativo di una di scappare e il perseverare, restando nella propria routine, dell’altro, farà sì che le loro vite si incrocino. Questo incontro causerà il loro Big Bang, l’inizio di una nuova vita.
Tender sta per terminare il turno di lavoro, quando il suo capo, a causa del ritardo di un dipendente, gli chiede un’ora di straordinario. Come al solito, Tender non fa storie e accetta quell’ora di lavoro in più. Per i suoi superiori avere un dipendente come lui è manna dal cielo e, anche se è vero che lo apprezzano parecchio è altrettanto innegabile che questo fa sì che alle volte, questo dipendente modello venga, diciamo inconsapevolmente, sfruttato.
Lo speaker dell’aeroporto annuncia che l’imbarco del volo diretto a New Dehli sta per chiudersi. Soul ha il cuore in gola ed è sudata fradicia. Si sente morire, tuttavia decide di non arrendersi e prova ad accelerare ulteriormente il passo, schivando persone che la guardano malissimo, valigie e tutto ciò che si mette sulla sua strada. È quasi arrivata al gate. Lo vede e, se avesse ancora del fiato in corpo, urlerebbe con tutte le sue forze di non chiudere le porte.
In quello stesso istante, Tender attraversa con in mano dei detersivi la traiettoria di Soul, senza accorgersi del suo arrivo. Lei lo vede e prova a frenare l’inevitabile impatto. Lo scontro è di una violenza incredibile tanto da far finire i due sul pavimento a gambe all’aria.
Tender si rialza dolorante, appoggiandosi a una signora accorsa per prestare aiuto. Sanguina da uno zigomo che ha battuto violentemente cadendo. Si accorge di essere osservato da un capannello di persone che lo guarda come se fosse tornato dall’aldilà, iniziando a realizzare che lo scontro deve essere stato davvero forte. A un tratto, si gira di scatto verso la figura della donna con cui ha impattato. Lei giace ancora sul pavimento, immobile, fissando con gli occhi pieni di lacrime il soffitto dell’hangar, mentre un signore e una ragazza cercano di farla parlare. Tender si fa largo tra quelle persone, mettendo la faccia sopra quella di Soul.
- Signorina, mi spiace averle tagliato la strada – si scusa Tender con un tono di voce che fa trasparire il senso di colpa – La prego ci risponda, siamo tutti in apprensione.
Soul guarda diritto negli occhi di Tender e, con la voce rotta dal pianto, finalmente, risponde
- Stia tranquillo, non deve sentirsi in colpa. Lei è solo l’ennesimo ostacolo involontario sul mio cammino – tirando su il con il naso – Ci sono abituata! – ormai piangendo a dirotto.
Tender le porge la mano destra per aiutarla ad alzarsi e dalla mano sinistra le offre un fazzoletto per asciugare le lacrime.
- Dunque, la prego di provare ad alzarsi e magari di recarsi con me nell’infermeria dell’aeroporto, mi pare di avere capito che ormai ha perso il suo aereo? – dicendo quella frase mentre Soul si asciuga le lacrime, le fa una carezza sui capelli. Quel gesto gentile, mostra agli occhi di Soul quale anima ha di fronte, causandole un fremito.
- Ma no, io sto bene. Lei piuttosto, sta sanguinando!
- Stia tranquilla, non è niente. – tamponandosi con un fazzoletto – Allora facciamo così, se non dobbiamo recarci in gita in infermeria, le va di andare a bere qualcosa? – accorgendosi di esser stato audace e non dispiacersi affatto di questa audacia.
- Sa che le dico, credo sia proprio il caso di berci sopra qualcosa – nel frattempo, il pubblico improvvisato di persone attorno a loro, osserva il tutto con curiosità e in religioso silenzio.
- Benissimo, io mi chiamo Tender e ti prego – sorridendo timidamente – dammi del tu!
- Io sono Soul
Tender aiuta Soul a rialzarsi. Subito dopo assicurano le persone che si trovano attorno a loro di stare bene congedandole e ringraziandole per le premure. Dopodiché prendono la via del bar.
All’interno del bar dell’hangar, si siedono uno di fronte all’altra e, dopo aver ordinato due aperitivi, iniziano a conversare.
- Soul, da cosa scappavi e dove volevi andare così di corsa?
- Avevo un volo in partenza per New Delhi. Da cosa scappavo? Da tutto. Vorrei cominciare una nuova vita – risponde mentre osserva Tender che l’ascolta senza mai abbassare lo sguardo. La fissa negli occhi – Come vedi, il destino, non ha voluto farmi fare neanche questo!
- Puoi sempre prendere un altro volo. Se vuoi ti accompagno al check-in
- No, io sono fatalista! O le cose vanno in un modo, oppure vanno cambiate.
- Quindi smetti di scappare?
- Non smetterò mai di cercare di scappare. – dice sospirando – Mi prendo solo l’ennesima pausa di riflessione.
- Mi spiace essere stato io, il complice del fato. Pensa che non avrei dovuto essere neanche lì. Stavo facendo un’ora di straordinario. Forse hai ragione tu, nulla succede per caso – questa volta, chiudendo la frase, sentendosi un po’ in colpa, abbassa lo sguardo.
- Bene, allora brindiamo!
- A cosa?
- All’infallibile e inevitabile mira del destino e alle sue fottute motivazioni. In alto i calici!
- In alto i calici!
Tender è colpito dallo spirito di Soul. Ha appena perso un’occasione importante per dare una svolta alla sua vita, eppure è lì seduta in un bar con uno sconosciuto che è parte in causa di ciò che è accaduto. Le riconosce una grande forza. Allo stesso tempo sente di avere di fronte una persona sola. Sola come lui.
- Invece tu Tender, da cosa vorresti scappare? Hai mai pensato a una via di fuga?
La domanda lo coglie di sorpresa, infatti impiega qualche secondo a prendere parola e formulare una risposta
- Io non ho mai cercato di scappare da nulla. Anche se ammetto che di motivi per cercare di evadere ne avrei parecchi. Ho sempre cercato di trovare quello che volevo qui. Insomma, di riuscire a stare nella vita che mi è capitata, cercando di migliorarla – fa una pausa. Soul l’ascolta con attenzione e, guardandolo, inizia a pensare di avere delle belle affinità con quest’anima- Forse, a essere onesti, l’unica cosa da cui cerco di fuggire è la solitudine. La mia eterna compagna di una vita. – Sorride malinconicamente.
Quelle parole e quel sorriso creano in Soul un caldo subbuglio interiore.
Tutto intorno, il mondo prosegue indisturbato le sue faccende. Persone che corrono per non perdere l’aereo, camerieri che volteggiano intorno ai tavoli con la testa già proiettata a ciò che faranno alla fine del turno di lavoro, bambini che si rincorrono aspettando di salire sul volo o appoggiati alle vetrate dell’hangar, ammirando gli aerei che decollano o atteranno, gente che saluta famigliari, gli amici o gli amanti con gli occhi lucidi, con la consapevolezza che, più che un saluto, alcuni sono veri e propri addii. Vita che scorre.
Tutto questo avviene mentre, sedute a un tavolo di un bar, due persone sconosciute fino a poco tempo prima, scoprono di far parte di un capitolo dello stesso libro.
- Ho capito guardandoti che sei un’anima sola anche tu
- Ma dici a me? No dico stai parlando con me? – Tender risponde imitando la mimica facciale e la voce di Robert De Niro in Taxi Driver, scatenando la risata di Soul – Mi si legge proprio in questa mia brutta faccia eh? Tender Maslow, solo come un cane!
- Sì, ti si legge in faccia! Ma non hai una brutta faccia. Anzi, io ti trovo affascinante – Soul risponde arrossendo
Nessuna donna ha mai fatto un complimento a Tender. È una novità! Una novità descritta dal felice imbarazzo e dall’invadente rossore del suo viso.
- Grazie! – ribatte Tender, cercando di far passare quel momento di piacevole emozione – Anche tu sei un’anima solitaria, si vede, si percepisce. Come me, ovviamente, non ne puoi più di rimanere sola, vero?
- Quello che non capisco, lo dico conoscendoti da… – guardando l’orologio – da circa due ore, come possa una persona così solare e così bella, non avere nessuno con cui condividere la vita?
La frequenza cardiaca di Soul inizia ad aumentare vertiginosamente. Anche per lei quelle parole sono una prima volta. Ora sente il desiderio di buttare all’aria quel tavolino e baciarlo. Tuttavia, decide di contenere il suo desiderio. È attratta da lui e capisce che è così anche per lui.
Soul lo ringrazia timidamente per quel complimento, proseguendo a parlare per altre due ore e in compagnia di altri due cocktail, delle loro vite, delle delusioni e dei loro sogni. Ci sono sintonia e parecchie sincronicità tra quei due. Una sintonia che aspettavano entrambi e che quello scontro voluto dal destino ha avviato.
- Cavoli, mi gira la testa. Mi sa che ho bevuto troppo – In quel mentre Soul guarda per la prima volta l’orologio, accorgendosi del tempo trascorso – Oh mio Dio! È tardissimo. Rischio di perdere l’ultimo metrò per tornare a casa.
- Se per te non è un problema, ti accompagno a casa io. Ho la macchina nel parcheggio. – Dice ciò sena guardarla mai negli occhi e sperando, in cuor suo, in una risposta positiva.
Lei non aspetta altro che quelle parole. Sta bene con lui e vorrebbe prolungare il tempo di quella compagnia.
- Te ne sarei davvero grata. – gli risponde sorridendo
Si alzano dal tavolo recandosi verso la cassa e aprendo un piccolo siparietto su chi dei due avrebbe dovuto saldare il conto, mentre la cassiera, non degnandoli neanche di uno sguardo, continua annoiata a sfogliare una rivista di gossip. Alla fine, il conto lo paga Tender e, in silenzio, si avviano verso il parcheggio.
Durante il tragitto verso casa di Soul, continuano a raccontarsi, pensando, entrambi, che forse stava per accadere ciò che avevano sempre desiderato. Provare finalmente quel calore, trovare l’altra metà a cui concedere il proprio corpo e la propria anima. In quell’abitacolo, si respira una positiva agitazione, accoppiata a una forte attrazione.
Tender sente il profumo agrumato di Soul, pensando di non aver mai sentito odore più buono.
Soul, dal canto suo, è rapita dalla voce calda di Tender e dalle sue lunghe mani affusolate che cingono il volante, immaginandole sul suo corpo.
Arrivati davanti al portone di casa di Soul, lei rompe gli indugi:
- Grazie del passaggio Tender
- Figurati, è stato un piacere
- Che ne diresti di salire da me a bere il bicchiere della staffa? – Fa questa proposta mordendosi nervosamente il labbro.
Tender sente un fuoco dentro e vorrebbe darsi un pizzicotto per capire se sta sognando o è tutto reale.
- D’accordo, direi che un ultimo bicchiere ci sta proprio.
Entrambi salgono le scale fino all’appartamento con il cuore in gola, quasi come se stessero volando. Nel condominio regna un silenzio che riempie la scena.
Dopo esseri entrati in casa, Soul invita Tender a sedersi sul divano. Adesso lui appare nervoso e impacciato e difatti urta un tavolino facendo cadere un bicchiere che, per fortuna, non si rompe.
- Scusami!
- Non ti preoccupare, il bicchiere non doveva trovarsi lì – raccogliendolo – Vado un momento in bagno, tu mettiti comodo e fai come fossi a casa tua.
Tender si siede sul divano e inizia a esplorare visivamente la sala. È molto ordinata e profumata. Soul, probabilmente prima di partire, ha voluto lasciare tutto pulito. Alle pareti vi sono delle copie di quadri di Klimt e di Van Gogh che non stonano con l’ambiente e foto di lei da piccola e da ragazza con i suoi genitori. Mentre si guarda attorno, si accorge che le gambe non stanno ferme, si aprono e si chiudono velocemente. È la prima volta che viene invitato a casa di una donna. È eccitato e spaventato allo stesso tempo. Il cuore pompa sangue facendo aumentare i battiti. Con le mani prova a fermare le gambe e mentre compie questo gesto, dallo stereo in sala, parte una canzone di Otis Redding, la musica di Soul, quella che durante le ore passate al bar, gli ha raccontato di amare.
Lei con passo leggero è di nuovo di fronte a lui. Indossa una tuta ed è a piedi nudi. Ha i capelli legati ed è senza occhiali.
Quella visione, quel viso così luminoso toglie ulteriormente il fiato a Tender. Avete presente quando a volte viene domandato, in alcune interviste televisive o radiofoniche, cos’è la bellezza? Bene, ora Tender conosce la risposta.
- Ho messo un po’di musica. Spero non ti dispiaccia
- No, anzi – Lui non sa neanche di chi sia quel brano e quella voce, ma non gli dispiace affatto averla come colonna sonora di quel momento.
- Non ho molto da offrirti da bere. Come sai, ero in partenza. Comunque, tempo fa, mi hanno regalato una bottiglia di vino rosso italiano, che ne dici se l’aprissimo? Ovviamente se ti piace il vino
- Un bicchiere di rosso non si rifiuta mai
- Andata, vado a prenderlo!
Soul si alza e si reca verso la vetrinetta di un piccolo mobile bar e tira fuori la bottiglia.
- Vino di pregio per un’occasione speciale! È un Morellino di Scansano, dovrebbe accompagnare una sontuosa cena, ma ti dovrai accontentare di noccioline e salatini.
- Vada per il vino italiano e le prelibate noccioline salate del – prende in mano il sacchetto per leggerne la marca – supermercato Tesco!
Soul stappa la bottiglia e versa da bere a entrambi. Decidono di brindare un’altra volta al loro incontro. Ora si trovano seduti sul divano, uno di fianco all’altra, molto vicini, riuscendo a percepire l’odore dei loro corpi.
È in corso un momento di attesa: di una mossa, una parola, una carezza e di labbra che finalmente s’incontreranno. Il destino ha disegnato tutto, è così che deve andare a finire, nessuna cancellatura è prevista su questa tela.
Mentre sorseggiano il vino, si guardano e ogni tanto abbassano lo sguardo sui bicchieri che agitano nelle mani tremanti.
Soul rompe il silenzio:
- Pensare che ora avrei dovuto essere quasi arrivata in India…
- Mi spiace davvero tanto Soul, mi sento in colpa – dice prendendole la mano
Soul poggia il bicchiere e posa la mano sul viso di Tender. Gli occhi dell’uno scrutano dentro l’infinito degli occhi dell’altra.
- Fanculo il viaggio e la mia voglia di scappare. È qui che voglio stare ora. È qui, con te!
Lentamente le due teste si avvicinano, i loro nasi sono quasi a contatto, ed esattamente nello stesso istante in cui “The dock of the Bay” si chiude con il fischiettare di Otis, le due labbra si sfiorano e finalmente il bacio, lungo e con le lingue che si intrecciano, mentre sopra le loro teste, la riproduzione del bacio di Klimt sembra impallidire di fronte all’esplosione di tutta quella passione. La voce di Otis prosegue nella sua opera, rendendo caldo l’ambiente:
“But it’s all so easy all you got to do try,
try a little tenderness yeah…”*
Le mani di entrambi iniziano a farsi largo all’interno delle magliette. Vogliono, sono ansiose e fameliche di toccare luoghi desiderati e mai percorsi. Le labbra si staccano per concedere alle mani di cominciare a togliere i vestiti.
Tender ammira il seno procace di Soul ancora costretto dal reggiseno. Lei lo slaccia e, subito dopo, invita la bocca di lui ad assaggiare i suoi capezzoli. Il petto è accogliente e ora Tender alterna mani e labbra sopra vette mai esplorate. Sotto, in mezzo alle gambe, sente comprimere tutto. Non è, decisamente, come quella “prima volta”. Si tira su di scatto e inizia a slacciarsi la cintura.
Le mani di Soul lo fermano. Le sue devono compiere questo gesto.
Via i pantaloni e via il resto. Tutto lanciato all’interno della stanza senza una meta precisa. Ora si trovano nudi, uno di fronte all’altra.
“I’ve been loving you…” Otis Redding inizia a cantare dolcemente, accompagnando gli occhi sui corpi.
Lui è magrissimo con folti peli sia sul petto che sulle gambe. La sua virilità è tutta in mezzo alle gambe.
Lei assomiglia alle statue primitive raffiguranti la Dea Madre. È una stupenda esplosione di abbondanza e sensualità.
Soul prende per mano Tender conducendolo nella sua stanza. Si stendono sul letto, si carezzano e si baciano ovunque, ognuno perlustrando il corpo dell’altro, provocandosi piacere.
Soul si ferma un istante girandosi verso il comodino, mentre Tender continua a baciarle la schiena, aprendo un cassetto da dove estrae un preservativo, anche quello, in attesa di essere usato.
Lo scarta, lasciando a lui il compito d’infilarlo. Questa mansione risulta un po’impacciata tra le mani di Tender. Tuttavia riesce.
Soul si distende sul letto, mentre Tender si posiziona sopra di lei. Sta succedendo davvero! Entrambi lo stanno pensando eccitati ed emozionati.
Un brivido percorre la schiena di lei mentre lui avvicina il suo pene al suo al suo sesso. Una smorfia di dolore appare sul suo viso nell’istante in cui inizia la penetrazione. Tender se ne accorge, ma non parla, si ferma. Si blocca restando dentro di lei, immobile, creando un fermo immagine per darle respiro, un’accortezza che lei apprezza e ricambia stringendolo forte e carezzandogli la schiena.
Si guardano intensamente e si baciano, mentre Tender, lentamente comincia a muoversi dentro di lei. Il piacevole dolore iniziale si attenua e ora Soul si abbandona al piacere che quei movimenti lenti le provocano.
Adesso i loro corpi sono tutt’uno. Si girano nel letto senza mai staccarsi.
Soul finisce sopra di lui, e inizia a muoversi sopra il pene con lentezza, vuole goderselo questo momento. Prova piacere e, allo stesso tempo, lacrime di felicità le bagnano il viso.
Tender, sotto, accoglie il calore del ventre di Soul. Si sente in un altro pianeta. Le mani continuano a spostarsi in modo alternato, dai fianchi ai seni, gli occhi sempre aperti. Vuole che tutto rimanga impresso nella sua mente.
Il cd di Otis ha finito di girare.
Ora, l’unica musica che si ode, è quella del materasso, dei gemiti e dei loro respiri. Una composizione con un ritmo sincopato intenso e ritmato. Un vero e proprio pezzo jazz improvvisato.
Adesso lui vuole tornare sopra. Soul acconsente. Tender inizia a spingere dando dei colpi molto lenti, ma ad ogni gemito di Soul, inizia a spingere con sempre più veemenza.
Due, tre, quattro spinte e… boom, l’estasi!
È così, pensa Tender in quell’istante che doveva essere stato il Big Bang, la nascita dell’Universo che, ad ogni coito, viene continuamente replicata da miliardi di anni.
Mentre lui fa esplodere il suo seme, Soul osserva il suo viso e il piacere di Tender ne procura dell’altro a lei.
Si ritrovano increduli e felici.
Decidono di dormire insieme quella notte. Anche se nessuno dei due riesce a chiudere gli occhi dalla troppa adrenalina accumulata. Tra una carezza e un bacio, a metà nottata fanno l’amore un’altra volta. Subito dopo si addormentano abbracciati.
Alle 6.30, come tutte le mattine, la sveglia programmata sul cellulare di Tender, inizia a suonare svegliandoli.
- Devo alzarmi Soul – baciandola sulla schiena. Dio quanto gli piaceva quella schiena! -Inizio il turno alle 7.30.
Soul si volta gettandogli le braccia al collo
- Devi proprio andare al lavoro oggi? – esclama queste parole mettendo un broncio infantile e tenero.
Tender non ha mai saltato un giorno di lavoro, neanche quando non sta bene. Guarda Soul, quel viso felice che l’aveva rapito, quegli occhi che l’hanno, finalmente, visto, voluto e desiderato.
Dentro di sé sa di essere, inevitabilmente, già innamorato di lei. Prende in mano il cellulare e compone il numero dell’ufficio del suo capo.
Prima di avviare la chiamata, si volta verso Soul con aria sicura:
- No, oggi non vado da nessuna parte. Oggi ho voglia di noi
*“Try a little tenderness” – Otis Redding
Questo racconto voglio dedicarlo a Simona e Teresa che per il narratore sono l’Amore con la “A” maiuscola.
Rocco Carta
Mi sono proprio appassionata. Bel racconto😀
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