Educare a Natale: restare, anche quando tutto si ferma

C’è un Natale che brilla di luci e un altro che resta in ombra.
È il Natale di chi educa.
In Italia, durante le feste, gli educatori vivono tempi diversi. C’è chi resta operativo nei servizi per minori e fragili, nelle comunità, nelle case famiglia, nelle RSA e nei luoghi di accoglienza. E c’è chi, invece, soprattutto nel mondo della scuola, resta sospeso insieme alle attività: qualcuno in meritate ferie, altri fermi, con ore da recuperare e un’attesa che pesa.
Eppure l’educazione non conosce pause.
Non conosce festività, soprattutto quando la fragilità bussa più forte.

Nei giorni in cui le famiglie si riuniscono, in molti luoghi di cura il bisogno di calore umano, di presenza e di sorrisi diventa ancora più grande. Ed è lì che gli educatori, insieme a operatori sociali, sanitari, volontari e figure ausiliarie, restano.
Attivi con competenza e umanità.
Il Natale diventa allora un tempo di domande:
che valore diamo all’educazione?
Che spazio riserviamo a giovani, anziani e persone fragili quando i servizi si fermano?
Che dignità riconosciamo alle professioni di chi si prende cura degli altri?
Sono domande che, nel nostro lavoro, continuiamo a porci troppo spesso, di fronte a una professionalità ancora non pienamente riconosciuta e sostenuta come meriterebbe.

Ne ho scritto e parlato, e come me lo hanno fatto moltissime colleghe e moltissimi colleghi. Anche in questi giorni di festa è importante non far tacere le nostre voci.
Oggi, però, voglio cogliere l’occasione anche per dire grazie a tutte e tutti voi che avete camminato con me, leggendo Storie Qualunque durante questo anno. Le parole che scrivo hanno senso solo se qualcuno regala qualche minuto del suo tempo per leggerle e se riescono ad aprire ragionamenti, condivisione e creare legami.
Un augurio speciale va alle educatrici e agli educatori che, in questi giorni, non si fermeranno.
A chi resta presente.
A chi accoglie.
A chi cura.
A voi va il mio pensiero, il mio abbraccio e la mia gratitudine.
Che questo Natale possa essere anche un seme di riconoscimento e cambiamento.

Rocco Carta

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