Quando la musica di un artista ti entra nelle vene – Niccolò Fabi

Ci sono artisti che entrano a far parte della vita delle persone diventando fonte d’ispirazione.

Anche io ne ho molti e talentuosi in varie forme d’arte.

Inevitabilmente, alcuni sono artisti della scrittura, altri dell’immagine e del cinema, ma la maggioranza, appartiene all’arte della musica.

Uno degli interpreti a cui debbo molto per tante motivazioni che ora andrò a elencare, è sicuramente Niccolò Fabi.

Un artista entrato in punta di piedi nelle vene del sottoscritto, fin dagli esordi, quando cantando “Capelli” parlava anche a me che ai tempi, di capelli, ne avevo molti di più e, come ben cantava lui, ci vivevo insieme.

Era il 1997 e l’album contenente il singolo era “Il giardiniere”, dove è anche inserita una canzone intitolata “Ostinatamente” ascoltata in loop per mesi.

“Vento d’estate”, hit dell’anno successivo, cantata insieme a Max Gazzè, segnò la mia estate con quel: “forse mi perdo…” che caratterizzava uno dei miei propositi di quel momento, perdersi per un arco di tempo per poi tornare, magari dopo un viaggio, esattamente come canta in un’altra sua canzone di qualche anno dopo intitolata “Lontano da me”, dove nel finale declama così:

“…Perché alla giusta distanza la vista migliora

allontanarsi è conoscersi

Io sto bene quando sto lontano da me…”

Insomma, un cantautore fidato che attraverso note e parole, in maniera discreta, raccontava emozioni e vita a me affine.

Ma è qualche anno più tardi che arriva la perla, una delle canzoni che metterei tra le prime tre nel mio percorso di vita (le altre sono “Bohemian Rapsody” dei Queen e “A muso duro” di Pierangelo Bertoli). L’intro che arriva nelle cuffie dal mio I-Pod in quel lontano 2006 è questo:

“Chiudi gli occhi

Immagina una gioia

Molto probabilmente

Penseresti a una partenza…”

“Costruire” la canzone terapeutica. L’ho sempre vissuta così e non solo io. Nella professione che svolgo, ma anche nel mio modo di pensare e interpretare la vita, rimane importante avere sempre presente che:

“Nel mezzo c’è tutto il resto

E tutto il resto è giorno dopo giorno

E giorno dopo giorno è

Silenziosamente costruire

E costruire è sapere

è potere rinunciare alla perfezione…”

diventa qualcosa da scolpire nel cuore.

Si nasce, si cresce, si evolve, si costruisce, rinunciando alla perfezione, ma vivendo giorno per giorno, consapevole che occorre prendersi cura di tutto quello che esiste nel mezzo della vita, tra la partenza e il traguardo, il primo tempo e il testamento.

Nel mezzo! Una poesia, un’immensa poesia.

Difatti, ispirandomi a questo brano e al suo finale ho tratto, tempo dopo, umilmente, il titolo di uno dei miei piccoli racconti brevi presenti su questo blog:

“Cadrà a breve la neve” https://storiequalunque.com/2017/03/02/cadra-a-breve-la-neve/

Ma Niccolò è ed è stato fonte d’ispirazione per molti miei racconti o incipit di essi.

Tornando alla sua musica, raramente ho sentito descrivere un uomo come fatto da lui in “Solo un uomo”, così come credo, in un mondo disperato e alla deriva, sia importante essere padri di “una buone idea”.

Eppure, oltre alle ispirazioni e alle vibrazioni regalate dalla sua voce e musica, a sua insaputa, gli devo la capacità di aiutarmi nella rinascita da un momento di sofferenza e difficoltà.

Anno 2016 esce un album fenomenale, introspettivo e pieno di sentimenti: “Una somma di piccole cose”.

Quando esce, arrivavo da un anno non facile e da un periodo in cui non riuscivo a credere più in me stesso. Qualsiasi cosa iniziassi a intraprendere la mollavo, mi nascondevo e non ero più in grado di mettermi in gioco. Avevo appena iniziato anche un percorso di terapia.

Dovevo ritrovarmi, ma mi mancava il fiato per poter tornare a correre e arrivare alla fine di percorsi per cui non avevo più l’adeguato equipaggiamento.

Esce l’album e la canzone che mi colpisce subito e la title track che va diritta al petto e al volto con un uno/due degno del miglior Cassius Clay:

“Abbiamo due soluzioni

O un bell’asteroide e si riparte da zero

O una somma di piccole cose

Una somma di passi che arrivano a cento

Di scelte sbagliate che ho capito col tempo

Ogni voto buttato, ogni centimetro in più

Come ogni minuto che abbiamo sprecato e non ritornerà”

Si riparte da zero. Si comincia a liberarsi di tutto ciò che è zavorra, peso, che non si intende più portarsi sulle spalle.

Andavo in terapia e la terapia partiva dal trovare un luogo sicuro e da ripartire da piccole cose. Quel brano in qualche modo mi stava parlando.

Tuttavia, rimaneva quel peso sul petto e quel fiato che mancava per intraprendere la corsa a grandi falcate.

Ed ecco che Nicc, dal cilindro, nell’album canta un brano tosto, tostissimo, narrando di attacchi di panico e sofferenza, ma anche della capacità di saper mollare. Per vincere occorre anche saper mollare.

La potenza di “Vince chi molla” mi commuove e mi strazia, ma riesce a sostenermi, donandomi le parole giuste al momento giusto.

La narrazione di una sua sofferenza diventa anche la mia e inizio a mollare:

“Distendo le vene

E apro piano le mani

Cerco di non trattenere più nulla

Lascio tutto fluire

L’aria dal naso arriva ai polmoni

Le palpitazioni tornano battiti

La testa torna al suo peso normale

La salvezza non si controlla

Vince chi molla.”

Lui porta, in molti di quei testi, il suo dolore, la voglia di tornare liberi, di stare attenti a non perdere di vista “Le chiavi di casa”.

Comincio, a piccoli passi, a tornare a credere in me stesso. La terapia e le canzoni di Niccolò iniziano a farmi venire la voglia di scrivere.

Lo faccio, creo piccoli racconti, mi soddisfano e li faccio leggere. È catartico e scopro la voglia di narrare storie, di creare personaggi.

Non smetterò mai di ringraziarlo per aver creato questo gioiello di album, questo capolavoro.

In maniera introspettiva, in musica, Niccolò ci parla di sé e tantissimo di tutti noi, di quello che ruota attorno a tutti. Di cadute e di rialzate, della capacità di mettersi nei panni dell’altro e di prescindere da noi.

Andare oltre, provarci, provare sempre a non vivere qualsiasi momento al di fuori dell’amore.

Come tanti fan e amanti della sua musica e del suo stile, ho iniziato a seguirlo e a partecipare ai suoi concerti e ai firmacopie dei suoi album, dove ho potuto stringergli la mano e constatare dal vivo che persona meravigliosa sia.

Il 18 aprile tornerò a un suo concerto.

Perché questo articolo?

Sicuramente, perché avevo promesso che in questo blog, avrei iniziato a scrivere anche altro e non solo i miei racconti.

Infine, per rendere omaggio a chi, con la sua arte, arriva in soccorso lanciandoti un’ancora di salvezza, qualcosa da evidenziare e da essere grati per sempre.

Grazie Niccolò!

Rocco Carta

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