
Visto il titolo, potreste tranquillamente pensare che io sia impazzito!
Un libro non è un film o una serie tv; quindi, non può avere una colonna sonora.
Tra l’altro, il mio libro non è neanche un testo che parla in maniera specifica di musica, racconta la vita di qualche musicista o abbia come personaggio principale un possibile cantante e compositore.
Tutto vero!
“Il diario del piccolo Mario” non è un film e nemmeno una serie tv, eppure, la musica è una protagonista importante della storia e delle pagine del piccolo scrittore.
Molti autori e molti scrittori, nei loro libri o romanzi, descrivendo scene, luoghi o personaggi, utilizzano un loro speciale sottofondo musicale. Prendiamo, ad esempio, Murakami o Stephen King per citarne due famosissimi.
Tempo fa, andai ad assistere a un incontro con autore. L’autore era Marco Missiroli e in quel momento era uscito, credo da un anno, il suo libro: “Atti osceni in luogo privato“.
Quando andai a farmelo autografare, dissi a Missiroli, quanto quella storia mi avesse appassionato e lo ringraziai, dicendogli quanto mi fossero piaciute, le scelte musicali descritte in alcuni momenti e luoghi. Credo di averlo colpito positivamente con quella frase e mi autografò il libro con un “A Rocco che ha la mia musica”.
Bene, quando ho iniziato a scrivere il libro, ambientandolo nel 1982, ho subito pensato che se volevo rendere più fruibile la storia e aprire varchi temporali nei ricordi di chi, quegli anni li aveva vissuti e non solo, la musica non poteva e non doveva mancare.
Chiaramente, non è l’unica chiave per aprire rimembranze e confronti con i vissuti di molti lettori, ma sicuramente un elemento importante.
Nel libro, Mario e i vari personaggi che entrano in scena nella narrazione, attraverso la penna del protagonista, ascoltano, si appassionano, si emozionano attraverso l’ascolto di grandi successi di quel periodo.
Sono i primi anni 80 e le radio di allora venivano ascoltate per ore, a volte, anche con l’intento, di poter registrare il brano desiderato con il mangiacassette, sperando non venisse interrotto dalla voce del deejay o speaker di turno. Dite la verità, quante volte l’avete fatto anche voi al tempo o subito dopo?
La musica la si poteva ascoltare attraverso gli LP, i 45 giri e le cassette, oppure, mettendo 200 lire nei juke-box dei bar e si cominciava, anche, a portarsela dietro camminando, correndo o viaggiando, con l’avvento dei primi walkman.
I programmi televisivi con le classifiche di vendita della settimana erano seguitissimi (Discoring o Superclassifica show) e nascevano anche programmi dove i videoclip erano i protagonisti. Un ottimo esempio fu “Mister Fantasy” presentato dal bravissimo Carlo Massarini.
Le discoteche erano aperte anche al pomeriggio per i più giovani e la discomusic, anche quella italiana, mieteva successi in tutto il mondo ancora ascoltatissimi al giorno d’oggi.
Ambientare un libro in un periodo come quello, con protagonista un ragazzino, aveva bisogno di una vera e propria “colonna sonora”.
Mario scrivendo ciò che gli accade nel suo diario, ci guida anche musicalmente, attraverso ciò che ascolta a seconda dell’umore del momento.
Ci racconta della vita del caseggiato di ringhiera dove egli vive e dove la musica, in certi momenti, fa da cornice.
Ci conduce, attraverso gli stili musicali che andavano per la maggiore in quel contesto storico, come il pop, il metal, il punk e la discomusic non dimenticando, i successi di artisti italiani e internazionali diventati veri e propri cult.
Infine, descrive le feste che si organizzavano a casa di amici e in sale che si trasformavano in piccole discoteche, dove si portavano i dischi o le cassette e uno degli amici, faceva il Claudio Cecchetto di turno, dedicandosi a far ballare gli altri, in attesa del fatidico momento in cui, sarebbero scattati i lenti, creando l’occasione per invitare a ballare stretti, stretti, la ragazza o il ragazzo che piaceva.
Quando con Edizioni Underground?, la mia casa editrice, ci siamo trovati quasi pronti a lanciare l’uscita del libro, abbiamo pensato di omaggiare i lettori che lo avrebbero acquistato, con un QR code che, scannerizzato, rimanda alla playlist su Spotify de “Il diario del piccolo Mario”.
Al suo interno, si possono trovare le canzoni e gli artisti nominati dai vari personaggi nel corso della storia, insieme a qualche chicca.
I nomi sono grandi nomi della musica internazionale e italiana come: i Queen, i Police, Michael Jackson, i Kiss passando per Gazebo, Richard Sanderson, Miguel Bosè e Irene Cara, arrivando a Loredana Bertè, Giuni Russo, Vasco Rossi, Franco Battiato, Toto Cutugno e molti altri.
Così facendo, chi si avventura tra le pagine del diario, potrà andare ad ascoltare, direttamente, i brani nominati e per i lettori che quegli anni li hanno vissuti, farsi trascinare dai ricordi, mentre per i ragazzi della generazione Z, avere l’opportunità di ascoltare brani e artisti che magari hanno solo sentito nominare, e avvicinarsi a ciò, che invece, alla stessa età, ascoltavano i loro genitori.
Una cosa positiva che la lettura del libro e l’ascolto della playlist ha fatto, come raccontato dei ragazzini che mi hanno inviato le loro impressioni e recensioni, è stata proprio quella di mettere a confronto i generi musicali dei due periodi, di ascoltare racconti da parte dei familiari legati a quelle canzoni e, in alcuni casi, riuscire a far cantare e ballare genitori e figli, creando dei veri momenti di discussione e di interazione.
Questo, sia al sottoscritto, sia ai miei editori, ha fatto enormemente piacere.
Rocco Carta