
Stai nel tuo passato,
fermo.
Attorno,
tutto si piega
a ciò che sei,
a come ti muovi.
Un accomodamento
che lacera,
che lascia ferite.
Tu non ti assesti,
tu non ti adatti.
Il senso di colpa
è la tua dimora:
ansia di un istante
mai affrontato,
di un gioco
mai iniziato.
Aneli la quiete.
La insegui,
la stringi,
ma non ti è concessa.
Una quiete tua,
solo tua,
impossibile da offrire
al mondo attorno.
Così rimani fermo,
in trincea,
in attesa di un adattamento
che non arriva,
della fine del senso di colpa,
del volto del cambiamento.
Tu,
e il tuo senso di colpa.
Tu,
e le tue ferite,
insieme a quelle inflitte
a chi ami.
Tu, piccolo,
in attesa
di diventare gigante.
Rocco Carta

