Rimembranze

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PREMESSA DI SIMONA ADELAIDE MARTINI

Il prossimo racconto sarà suddiviso in cinque atti. Cinque momenti di vita del protagonista, attraverso cui entreremo nel vortice del suo passato e nei meandri oscuri del suo animo.

Rocco Carta ci condurrà nella narrazione di un’esperienza nota a molti e molte, ma con risvolti e sfumature che scopriremo poco per volta.

State pronti ad interrompere il flusso narrativo, per riprenderlo in un secondo momento, lasciando in sospeso l’immaginazione e i vissuti personali, per ritrovare, ogni volta, la storia del protagonista e intrecciarla alle vostre RIMEMBRANZE.

Buona lettura.

Il ricordo della felicità non è più felicità;
il ricordo del dolore è ancora dolore.
– George Gordon Brown –

Atto I

“Ed è augurandovi un sontuoso buon appetito ed un’ottima digestione che, come ogni giorno, passiamo la linea al telegiornale. A domani.”

Si spengono le telecamere: tecnici di studio e cameraman applaudono la star del programma. Lui ringrazia, unendo le mani e chinandosi appena, quasi come fosse un monaco tibetano, avviandosi verso i camerini.

Giorgio Tiraboschi è una stella del piccolo schermo, ma prima di tutto è uno chef di prima grandezza, conosciuto in tutto il mondo e proprietario della famosa catena di ristoranti “Giorgio’s”, con sedi in tutte le più grandi città del pianeta. Spesso è chiamato a cucinare per i ricevimenti di grandi personaggi della politica o del mondo dello spettacolo e il suo cachet si aggira su cifre da capogiro. È un uomo dal fascino indiscutibile: quarantenne, alto, brizzolato, occhi azzurri e un fisico ben curato. Un sondaggio lo dava al secondo posto, come possibile sogno erotico delle italiane, secondo solo a Jude Law. Eppure è un uomo che vive da solo e, al momento, nonostante abbia avuto molte storie, risulta single. Non ha bisogno di lavorare in televisione, ma l’idea di avere una rubrica di cucina “vera”, come ama spesso sottolineare, l’ha intrigato ed ha accettato di condurla, presentando un piatto ogni sera, prima del telegiornale delle 20. Anche il pubblico ha premiato la scelta di questa rubrica, remunerando la trasmissione con audience molto alti.

Quella sera Giorgio abbandona gli studi televisivi, recandosi immediatamente nel suo Loft fuori città. È stanco e, dopo essersi fatto una doccia, decide di mettersi a letto, spegnendo il cellulare e non accedendo nemmeno il televisore. Si infila sotto le coperte, ma non è per niente tranquillo. Chiude gli occhi, bisbigliando una piccola richiesta al Signore:

“Ti prego, stanotte lasciami riposare senza rimembranze. Ti prego!”. Rimembranze, quel termine che sua madre utilizzava quando narrava i suoi ricordi di gioventù.

Dopo pochi minuti chiude gli occhi, ma non passa nemmeno un’ora che quel sonno diviene inquieto e movimentato. Cosa sta sognando Giorgio? Quali sono le rimembranze a cui fa riferimento nel momento della preghiera?

Quell’incubo è ricorrente fin dai tempi delle scuole medie, quindi, dall’età della preadolescenza. Il problema è che non si tratta di un incubo e basta, ma della continua ripetizione onirica di un fatto a lui realmente accaduto. Per capirlo dobbiamo entrare nel suo inconscio.

Ci troviamo all’interno di un edifico scolastico, si sente il chiasso di bambini che giocano e chiacchierano nei corridoi dove stanno facendo ricreazione. L’occhio cade su un bambino un po’ paffuto che se ne sta in disparte a consumare la sua merenda. È Giorgio, anche se a guardarlo così non si riesce a trovare nessuna somiglianza con l’uomo affascinante che è stato descritto. Sta mordendo voracemente una focaccia, guardando fuori da una finestra, colpito dall’ andirivieni di merli su un albero. Ha i capelli a spazzola, come si portavano negli anni ‘80, pieni di gel e porta degli occhiali spessi, a causa di una forte miopia. Un po’ più in là tre suoi compagni di scuola lo fissano sghignazzando, con un’aria che non promette nulla di buono.

Sono Giacomo, Emilio e Marco, suoi compagni di prima media che, fin dai primi giorni di scuola lo hanno preso di mira, facendolo diventare loro vittima sacrificale e zimbello di tutta la classe. Quasi ogni giorno non perdono occasione per insultarlo o per organizzare degli scherzi ai suoi danni, creando grasse e stupide risate da parte di tutta la classe, ma anche mortificazione, paura e profonda tristezza alla loro vittima.

Giorgio è nuovo in quel quartiere e non ha nessuno dei vecchi compagni delle elementari in quella sezione. Purtroppo ha dovuto cambiare residenza a causa della separazione e del conseguente divorzio dei suoi genitori. Una grossa ferita mai rimarginata per questo bambino già pieno di complessi, timidezza e paure.

Il trio di ragazzi si porta verso il banco del capobranco Marco.

“Sei sicuro che ne sia terrorizzato?”, chiede Giacomo

“Certo, ma non lo avete visto in giardino come urlava quando una formica gli ha camminato sulla gamba? Sembrava una femminuccia…”

“Ok, ma non è che questa volta passiamo guai se facciamo quello che abbiamo in mente?”, ribatte Emilio

“Chi se ne frega! Non mi vorrete fare buttare via, dopo tutta la fatica fatta a prenderle e metterle nel barattolo, le formiche, vero? Ho aggiunto anche uno scarafaggio e un ragnetto. Tra poco andrà in bagno e lì realizzeremo il nostro piano…”

Quei tre avevano scoperto che Giorgio soffriva di entomofobia, ovvero una terribile paura degli insetti. Questa cosa li divertiva parecchio e avevano organizzato un piano per umiliarlo ancor più profondamente.

Appena Giorgio si muove per recarsi in bagno, Giacomo ed Emilio lo seguono con passo fulmineo. Ad attenderli, dentro il bagno, vi è appostato Marco. Non appena Giorgio varca la porta, Giacomo ed Emilio lo spingono all’interno, afferrandolo per le braccia.

Giorgio prova a dimenarsi in qualche modo e a chiamare aiuto. Nessuno dei presenti in quella stanza cerca di aiutare il ragazzo. Anzi, si levano di torno a gambe levate. A quel punto da dietro una porta di un gabinetto si fa avanti Marco, ridendo.

“Che volete da me? Lasciatemi, non vi ho fatto niente. Vi prego!”. Con voce ansimante e qualche lacrima che scende dal viso, Giorgio prova a chiedere clemenza ai suoi aguzzini. “Basta, non ne posso più!”

Marco non ascolta nessuna di quelle parole. Con una mano afferra il collo della felpa indossata dal suo compagno di classe e la allarga, mettendosi faccia contro faccia.

“Cazzo che alito! Che schifo, non solo sei brutto da guardare, ma sei anche un puzzone”, scatenando la risata compiaciuta degli altri due compari

“Ti prego Marco, lasciatemi! Giuro che non dirò nulla ai professori, ti prego!”

“Non ti preoccupare, noi tre non vogliamo farti nulla di male. Siccome sabato c’è una festa a casa di Tiziana, abbiamo voglia di vedere come te la cavi a ballare. Anzi, vediamolo subito…”

Appena pronunciate queste parole, Marco dalla mano che aveva nascosto dietro la sua schiena, tira fuori il barattolo con dentro gli insetti che stavano già cercando una via di fuga e, in un lampo, lo riversa per metà all’interno della felpa del ragazzo e gli rovescia il resto del contenuto in testa. L’urlo di Giorgio è spaventoso, talmente acuto da coprire il suono della campanella che sancisce la fine dell’intervallo. Viene liberato dalla morsa in cui lo tengono i suoi compagni e inizia a correre, sbattendo contro i muri e contro chiunque gli si para davanti. Gli alunni, i professori e i bidelli nel corridoio lo guardano atterriti, senza capire cosa stia accadendo, finché un bidello e una professoressa non intervengono per cercare di calmarlo e fermarlo. Un’altra insegnante con le mani cerca di togliere dal corpo del ragazzo gli insetti.

Giorgio resta immobile, con lo sguardo perso nel vuoto. Gli occhiali gli sono caduti nel tentativo di divincolarsi. Il corridoio è pervaso da un silenzio assordante. Ha tutti gli occhi addosso, quando, ad un tratto, il silenzio viene interrotto da Marco:

“Ehi, guardate, il ciccione si è pisciato addosso”, facendo partire le risate di buona parte degli alunni e delle alunne del corridoio.

A quel punto il povero Giorgio sviene.

La preside telefona ai genitori di Giorgio e, dopo averli avvisati del malore del ragazzo, immediatamente chiama un’ambulanza. Convoca in presidenza il trio di ragazzi e ne fa convocare immediatamente i genitori.

Quando ai genitori di Giorgio viene raccontato l’accaduto e viene loro svelato che queste angherie proseguono da mesi, vanno su tutte le furie. Decidono di sporgere denuncia nei confronti della scuola e dei tre ragazzi che, in seguito a una sospensione di numerosi giorni da scuola, le punizioni e le botte prese dai genitori, iniziano a mostrare segni di pentimento per quanto provocato ai danni del compagno. Dopo la presentazione della denuncia, i genitori di Giorgio decidono di iscriverlo in un altro plesso scolastico.

Giorgio da quel giorno ha iniziato a soffrire di balbuzie e a chiudersi sempre più in sé stesso. Nella nuova scuola non accadono più episodi come quelli avvenuti nella precedente, ma, nonostante ciò, non è riuscito a legarsi a nessuno dei nuovi compagni. Anche nel periodo delle superiori viene identificato da compagni e docenti come un solitario. È lo studente migliore della scuola professionale per cuochi, con ottimi rendimenti. Fisicamente ha iniziato a cambiare e, al posto degli occhiali da vista, utilizza lenti a contatto. Negli anni precedenti, aveva iniziato a curare il corpo e a seguire dei corsi di difesa personale e a essere seguito per risolvere il problema delle balbuzie. Piace molto alle ragazze ed è uscito con alcune coetanee, senza mai legarsi mai per lungo tempo. Nessuno si azzarda a provocarlo o insultarlo: ci ha provato un ragazzo più grande, durante una manifestazione, geloso degli sguardi che la sua ragazza gli rivolgeva insistentemente. È finito in ospedale con una mascella e due costole rotte e, se altri compagni non lo avessero fermato, forse Giorgio lo avrebbe ucciso. Si era preso una denuncia.

Comunque, uscito dalla scuola con il voto finale più alto, è stato assunto immediatamente dal miglior ristorante della città. Di Marco, Emilio e Giacomo non ha saputo più nulla. Di loro, e di quella ferita, sono rimasti solamente gli incubi notturni. Proseguono da quel dannato giorno.

(continua…)

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