
Tre.
Si dice sia il numero perfetto.
Nella letteratura è stato considerato un numero divino, colmo di simboli e significati antichi.
Eppure, la perfezione non esiste: possiamo solo cercarla, sfiorarla appena, ma mai davvero possederla.
Forse, allora, tre non è la misura della perfezione,
ma dell’unione.
Tre come insieme, come equilibrio fragile tra ciò che è e ciò che potrebbe essere.
Tre possibilità, tre voci che si incontrano e si ascoltano.
Tre cose, tre persone, tre familiari, tre amici, tre pietre…
Potrei continuare all’infinito.
Tre presenze, come nell’immagine che accompagna queste parole:
vicine, diverse, eppure legate da un silenzioso respiro comune.
Tre pietre che formano un piccolo universo,
forti nella loro quieta vicinanza,
uniche nel modo in cui sostano, ferme,
a farsi attraversare dal tempo e dalla luce.
Tre pietre imperfette,
che appartengono, con naturale grazia,
a questo minuscolo mondo e forse a qualcosa di più vasto.
Rocco Carta

