Rimembranze (Atto IV e finale)

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Atto IV

Durante la cena, tra una pietanza e l’altra, i tre si raccontano buona parte di quello che hanno vissuto nel corso degli anni. Giorgio lascia ampio spazio alle loro narrazioni. Ne è incuriosito e ha desiderio di sapere chi sono diventati quei ragazzi di tanto tempo fa. Prova a non accentrare la serata su di sé, ma non è semplice. I suoi ex compagni di classe fremono di conoscere segreti e aneddoti delle star che hanno avuto a che fare con Giorgio e con i suoi piatti. Lui lascia che gli vengano poste alcune domande. La cena, oltre che dagli ottimi primi e secondi, preparati dalle mani del grande chef, è accompagnata dalle note di un CD che il grandissimo Ray Charles in persona ha regalato e autografato a una cena di gala al grande cuoco.

La cena prosegue in scioltezza, quando il padrone di casa si alza, chiedendo un secondo per potersi recare in bagno. Una volta in piedi, Marco nota un’ombra sul volto di quell’uomo. Un’ombra che, fino a quell’istante, non è mai apparsa su quella faccia. Tuttavia, quell’immagine non lo scompone più di tanto, tanto che riprende a chiacchierare con Emilio, assaporando una delle ottime paste che hanno portato al loro ex compagno.

Giorgio entra nel bagno. Tira fuori una scatoletta dall’armadio dei medicinali, prende da una tasca dei pantaloni una banconota da dieci euro già arrotolata, pone e prepara, sul marmo del lavandino, una lunga striscia di cocaina che sniffa velocemente. Rimette in ordine tutto. Si dà una sciacquata al viso e, guardandosi allo specchio, esclama:

“È ora di andare in scena!”

Rientra nella sala, portando un vassoio con tre bicchieri e la bottiglia del passito. Spegne la musica e si siede al suo posto.

“Scusate se interrompo la piacevole chiacchierata, ma, prima di servire caffè e ammazzacaffè, credo sia giunto il momento di ascoltare quello che avreste voluto dirmi già all’inizio della serata. Questa cena è stata organizzata per chiudere una volta per tutte i conti che abbiamo in sospeso da quel maledetto giorno. Credo sia così anche per voi, giusto?”

Marco, mentre Giorgio parla, non gli toglie mai gli occhi di dosso. Da quando si è alzato per recarsi in bagno, qualcosa in lui è mutato. Un mutamento che, fino a quel momento, è stata una compagnia affabile e simpatica.

Lancia un’occhiata a Emilio che, ora, tiene gli occhi bassi sul piatto. Si sente autorizzato a prendere la parola, ma riprende ad avvertire quel senso di disagio che ha avuto all’inizio della serata.

“Esatto! Siamo qui anche per questo.” esordisce Marco con voce tremante. Emilio alza la testa ed annuisce.

“Perfetto. Sono tutto orecchi. Vi ascolto.”

 Attorno al tavolo cala il silenzio. Per un attimo, a Giorgio, pare di trovarsi nella scena del duello finale del film “Il buono, il brutto e il cattivo”. Lui ricopre il ruolo che fu di Lee Van Cleef.

“In tutti questi anni ho, anzi, abbiamo pensato spesso a quello che è accaduto a quei tempi. Ti possiamo assicurare che, anche Giacomo, non ha mai smesso di pensarci. Ne soffriva e anche molto. Dopo quel giorno, ha cambiato parecchio personalità e, se non fosse per quel maledettissimo incidente che gli è capitato, certamente ora sarebbe seduto qui con noi.” Marco fa una pausa per riprendere fiato. Ora, sia Emilio che Giorgio lo fissano. Eppure, l’espressione del volto del secondo è molto diversa da quella del primo. “Eravamo dei ragazzini, stupidi e viziati. Ti abbiamo distrutto solo per passare qualche minuto di quello che credevamo fosse un divertimento. Ora, siamo davvero felici di poterci trovare qui e di avere la possibilità di scusarci per quello che ti abbiamo fatto.” Emilio continua ad annuire in silenzio “Anche se ho paura che non possano esistere scuse così grandi per riparare quel torto. Ma, credimi, sono davvero sincere.”

Le parole sono lente a causa di un groppo alla gola. Anche gli occhi e quelli di Emilio sono umidi.

“Mi associo a tutto quello che ha detto Marco. Io, io…” Emilio non riesce a finire la frase e scoppia a piangere a dirotto “Scusatemi!”

In quello stesso istante, Giorgio fissa con disprezzo i suoi due ospiti e inizia ad applaudire all’indirizzo dei due. Marco ed Emilio lo guardano immobili e stupiti. Il volto di Giorgio, adesso, è una maschera di rabbia e fa paura.

“Cazzo! Davvero, Santo Dio, siete dei pessimi attori! Non siete nemmeno riusciti a commuovermi un pochino. Al contrario, mi avete fatto salire una rabbia fuori dal normale.”

All’interno della sala si percepisce un’agitazione pazzesca. I due malcapitati si sentono attoniti e impotenti.

“Sarebbero queste, Marco, le vostre scuse? Tutto qui? Ma dai, io mi aspettavo almeno che vi metteste in ginocchio, imploraste il mio perdono baciandomi i piedi o le mani e invece quattro parole del cazzo? Ma dai…”

“Ora stai esagerando!” Sbotta Marco “Capisco la rabbia ma…”

“Ora parlo io!”, urla Giorgio. “Ora tocca a me. Ti ho lasciato parlare e il coglione di tuo amico qui di fianco ha avuto il suo turno. Ora è il mio.”

Nessuno dei due ha il coraggio di contraddirlo.

“È vero, ho voluto questa cena per chiudere i conti una volta per tutte. Ma credete davvero che volevo chiuderli con delle scuse patetiche trovate da voi? No, se pensate di cavarvela così, avete proprio sbagliato a capire.”

Marco ed Emilio continuano a fissarlo increduli e immobili sulle sedie.

“Ma voi avete in mente l’odio che io provo per voi tre? L’umiliazione che mi avete fatto provare me la porto ancora dentro. Di notte la sogno di continuo!” urla paonazzo. “Da quel giorno, non ho mai smesso di pensare a come guarire da quell’ossessione di vendetta che mi porto dietro. Mi avete trasformato in un antisociale, in uno che non è in grado di fidarsi di nessuno. Non ho mai fatto durare più di un certo numero di mesi i miei rapporti di amicizia o le mie relazioni. Anni di cure, di farmaci inutili, di dolore e voi, adesso, venite qui a farmi la scenetta degli affranti? Non è così che dovrà andare…”

“Ma che cosa vuoi di più? Ci siamo scusati, siamo qui, ti stiamo dicendo che non siamo più quelli di allora…”

Giorgio tira un pugno sul tavolo interrompendo Marco e facendo sobbalzare Emilio. È talmente forte che due bicchieri cadono, rovesciando il contenuto.

“Mi pare di averti detto che non voglio essere interrotto quando parlo o sbaglio? Non provare a farlo un’altra volta!”

Giorgio lo minaccia senza mai abbassare lo sguardo. Sguardo che Marco non riesce più a sostenere. A quelle minacce Emilio, invece, alza finalmente gli occhi dal tavolo, voltandosi verso il proprietario di casa.

“Che cazzo fai ciccione, osi alzare lo sguardo verso me?”

Quel piccolo atto di coraggio finisce in quell’istante. Giorgio riprende la parola:

“È incredibile come la vita faccia cambiare il corso delle cose. Guardatevi, sembrate proprio dei cagasotto, esattamente come ero io a undici anni. Oh, non è che ora vi pisciate addosso dalla paura? Ho appena comprato il tappeto persiano sotto il tavolo, non vorrei si rovinasse”. La risata che segue assomiglia a quella di un folle. Somiglia a quella di Joker quando crede di poter far soccombere Batman e Robin con un piano malefico “No, non ve lo concedo il mio perdono, anzi, vi disprezzo ancor di più e l’unica cosa che mi dispiace è che Giacomo non sia qui presente a prendersi la sua dose di umiliazione. Anzi, riempite i bicchieri” Si alza di scatto facendo cadere la sedia. “Propongo un brindisi: a quel pezzo di merda di Giacomo, che pur di non trovarsi davanti all’espiazione dei suoi peccati, si è fatto investire da una macchina. Che possa bruciare all’inferno…”

“Questo è troppo! Emilio alziamoci e prendiamo le nostre giacche.” grida Marco senza mai distogliere gli occhi da Giorgio

“Andiamocene. Il nostro ex compagno si è preso la sua rivincita. Ci hai umiliato abbastanza. Sarai soddisfatto, immagino?”, domanda Emilio che ora lo fissa con disprezzo. “Fottiti tu e il tuo perdono!”

Si alzano da tavola dirigendosi verso l’uscita. Sono un misto di incazzatura e frustrazione. Entrambi vogliono levarsi di torno velocemente. Tutti e due hanno compreso che la situazione può solo peggiorare.

“Ah, ah, ah…”, una risata fragorosa li ferma “Ma dove state andando? Ma non avete capito che è stata tutta una messa in scena” dice Giorgio, continuando a ridere in maniera sguaiata “Avreste dovuto vedere la vostra mimica facciale. Perché non ho registrato tutto con delle videocamere?”

Marco ed Emilio restano fermi ad osservare quella scena, pensando, probabilmente, di essere finiti in una Candid Camera di Nanny Loy o di Buster Keaton. Un piede di ognuno dei due è posizionato verso l’uscita, l’altro verso la sala. Qualcosa d’interiore lotta dentro provocando indecisione sul da farsi. Giorgio si muove verso di loro e, posando una mano sulla spalla di entrambi, li spinge a tornare verso la tavola.

“Ve l’ho fatta eh? Oh, ripigliatevi, vi ho preso un po’ per il culo. Mi sono preso la mia vendetta!” I due ospiti tornano a sedersi. Giorgio si sposta verso un trumeau della stanza e apre un cassetto.

“Accidenti, una prova d’attore davvero credibile. Mi hai ucciso.” esclama Marco

“Davvero, ci hai fatto quasi morire.” Lo segue Emilio, ridendo nervosamente. “Sei un fottuto, maledetto, genio Tiraboschi. Uno scherzo… Ma era davvero tutto uno scherzo?”

Giorgio si volta. Ora si trova quasi davanti alla postazione di Emilio

“No, non era uno scherzo!”

Il colpo che parte dalla pistola con tanto di silenziatore sulla canna, colpisce direttamente  la fronte di Emilio.

Marco inorridisce. Un urlo silenzioso esce dalla sua bocca.  È paralizzato sulla sedia.

“Sbagliato Boss. Ora, ti uccido!”

Tre colpi partono verso il petto di quel disgraziato, prendendosi la sua vita.

Atto finale

Giorgio trasporta i due corpi all’interno di una cella frigorifera situata in cantina. Fa sparire la macchina di Marco in un luogo non lontano dal loft. Infine, ripulisce la sala molto accuratamente e va a farsi una doccia. Immediatamente dopo, decide di mettersi a letto. Questa volta non esce nessuna preghiera dalla sua bocca e quasi subito si addormenta.

Quella notte dorme senza nessun incubo o rimembranza. Dorme beato anche le sere successive.

 I famigliari di Marco ed Emilio denunciano la scomparsa. I media iniziano a occuparsi del caso. Una sera, la polizia fa irruzione in casa, scoprendo, dopo un’indagine di settimane, i cadaveri. Il grande chef conquista di nuovo le prime pagine dei giornali e il clamore di quel gesto suscita una grossa risonanza. Nonostante ciò, lui continua a dormire serenamente, quasi come se non fosse mai riuscito a farlo davvero.

La rimozione definitiva del trauma è avvenuta.

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