Rimembranze (atto II e III)

loft

Atto II

Giorgio si sveglia di colpo, sudato e tremolante. Si alza di scatto e scaglia una sedia contro il muro della camera, rompendola. Corre verso una stanza adibita a piccola palestra personale e inizia a prendere a pugni e calci un sacco da boxeur appeso al soffitto. Dopo una ventina di minuti, si accascia al pavimento tenendosi il petto e si abbandona a un pianto a dirotto, iniziando un monologo con la sua anima:

“Non ne posso più, basta! Devo fare qualcosa, devo fare qualcosa, qualcosa…”, continuando così per parecchio tempo.

Ha provato di tutto per riuscire a rimuovere quegli incubi. È anche ricorso a parecchie sedute di psicoterapia, all’ipnosi, alla meditazione e ai farmaci, ma tutto ha sempre avuto effetti poco duraturi. Gli incubi tornano sempre a fargli visita. In alcuni periodi, ha assunto persino droghe pesanti e alcool, peggiorando il suo stato fino a lungo e forzato periodo di disintossicazione.

Ora è stanco, provato e sente il bisogno di trovare una soluzione una volta per tutte. Stanotte inizia a pensare che, forse, è giunto il momento di ritrovarsi faccia a faccia con quei tre ragazzi. Non sa dove vivono, né come reagirebbero a ritrovarselo di fronte. Ma è arrivato il momento di cercarli e invitarli a un incontro. Deve tentare: forse ha trovato la terapia adatta a rimuovere quel dolore.

La mattina seguente comincia a cercare informazioni, ricordandosi i cognomi dei tre, attraverso i social network e, nel giro di poche ore, riesce a risalire al profilo facebook di Marco, il capobranco. È cresciuto, ma nella foto ha ancora quel sorriso beffardo di quando era un ragazzino. Le informazioni dicono che è diventato un architetto e che è single. Spulciando tra le sue amicizie riesce a trovare anche il profilo di Emilio. Cavoli se è invecchiato. È stempiato e molto corpulento. Diplomato in ragioneria e divorziato. Si potrebbe affermare tranquillamente che, per la legge del contrappasso, ora appaia lui, quello sfigato e grasso. Di Giacomo non riesce a trovare nulla. Né sui social, né sul web. Decide, quindi, di agire, scrivendo un messaggio privato e congiunto ai due ritrovati.

La sorpresa di Marco e di Emilio è enorme, quando capiscono di essere stati contattati da Giorgio: la star della cucina e della TV, quello che loro hanno tiranneggiato ai tempi delle medie. Dopo aver letto il suo invito, Marco prende il cellulare e compone immediatamente il numero di Emilio:

“Pronto?”

“Dimmi che sei stupito pure tu?”

“Ho riletto il messaggio almeno trenta volte. Non volevo crederci…”

“Cazzo, un invito a cena da colui che dovrebbe odiarci? A cena nel suo loft. Un personaggio famoso come lui che vuole lasciare nel passato, parole sue, tutto ciò che è avvenuto ai quei tempi. Dopo tutti questi anni…”

“Infatti! Io non ho mai avuto il coraggio di cercarlo, dopo che ha abbandonato la scuola. So che, invece, tu e Giacomo, gli avevate scritto più di una lettera di scuse”

“Non ci ha mai risposto. Credo che abbia fatto bene: siamo stati veramente tre bastardi. Ogni volta che ci penso mi sento male e ringrazio Dio per essere diventato un altro tipo di persona.”

“Forse è arrivato il momento giusto per scusarci e chiudere una volta per tutte questo capitolo.”

“Già, peccato solamente che Giacomo non potrà essere con noi. Hai letto, Giorgio ci ha chiesto se sapevamo dove poterlo contattare”

“Dobbiamo metterlo al corrente di quanto gli è accaduto. Piuttosto, chi lo chiama? Ci ha lasciato il suo numero di cellulare chiedendo di fare attenzione a non renderlo noto a nessuno dei nostri cari e a non dire a nessuno dell’invito a cena.”

“Lo chiamo io. Mi raccomando, niente errori. Dopo il trauma che gli abbiamo fatto vivere tanti anni fa, abbiamo l’occasione per chiarirci e chiudere questo capitolo e magari diventare anche amici. Quindi niente cazzate! Dell’invito lo sappiamo solo io e te, chiaro?”

“Chiaro! Ehi, ma che diavolo portiamo a una persona così ricca che avrà già tutto?”

“A questo pensiamo dopo. Ora metto giù e provo a chiamarlo. Appena ho finito con lui ti richiamo, ok?”

“Ok! Ciao Boss!”

“Ciao pirla!”

Passano almeno una decina di minuti prima che Marco riesca a riprendere in mano il cellulare e comporre il numero di Giorgio. È emozionato e, allo stesso tempo, sente una fortissima inquietudine. È come se qualcosa di sovrannaturale lo stia trattenendo dal comporre quel numero, cercando di spingerlo a non rispondere a quell’invito. Come vorrebbe che Giacomo, il suo migliore amico, fosse lì.

“Ah, ma che cazzo sto aspettando?” esclama ad alta voce, nel suo studio.

Prende coraggio, afferra lo smartphone e compone il numero…

Atto III

La sera della cena, Giorgio organizza tutto minuziosamente, preparando alcuni dei suoi piatti migliori e portando sulla tavola, direttamente dalla sua cantina privata, i migliori vini rossi, per accompagnare le pietanze. A guardarlo non sembra far trasparire nessuna emozione.

Al contrario, Emilio e Marco sembrano piuttosto agitati.

Marco passa a prendere l’amico con largo anticipo sull’orario dell’appuntamento. L’idea è quella di passare in una delle più grandi pasticcerie della città a comprare un dolce per la serata e un paio di passiti siciliani di prima scelta, per omaggiare il vecchio amico che li ha invitati. Diamine, si stavano pur sempre recando a cena da una celebrità!

Si sono tirati a lucido e sono entrambi stati dal barbiere. Non hanno rivelato a nessuno dove e da chi si sarebbero diretti quella sera, rispettando le volontà di Giorgio.

Partono alla volta del loft. Purtroppo, a un incrocio non distante dal luogo della destinazione, sbagliano strada.

“Dove cazzo siamo finiti?” urla Marco

“Ti avevo detto di stare attento a quell’incrocio. E poi, per che cazzo non mi hai fatto usare il cellulare con il navigatore!”. L’agitazione è proprio la terza passeggera di quella automobile.

“Perché conosco la strada, solo che stavamo chiacchierando e mi sono distratto. Scusami! Dai accendi quella merda di navigatore.”

“Come vuole lei, Boss.”

Con l’aiuto del navigatore giungono a destinazione, dieci minuti dopo in ritardo, sempre più irrequieti. Scendono dalla macchina e si avvicinano videocitofono sul cancello.

Da una telecamera di sicurezza, posta all’esterno, il padrone di casa li osserva abbastanza divertito. Si accorge subito di quanto i suoi due ospiti siano in fibrillazione. Quello spettacolo non gli dispiace affatto. Le cose, rispetto al tempo della scuola, si sono ribaltate. Ora quelli goffi e imbranati sono loro. Lui si trova in una posizione di vantaggio.

Il videocitofono suona e Giorgio apre le porte ai suoi ex tormentatori.

Marco ed Emilio percorrono il tratto che separa il cancello dall’entrata principale a passo spedito. Rallentano solamente quando la sagoma di Giorgio appare fuori dalla porta, andando loro incontro.

“Benvenuti ragazzi!” Giorgio accoglie i suoi ospiti con uno dei suoi sorrisi televisivi, poi stringe forte loro le mani: “Accomodatevi!”

Entrambi ricambiano il sorriso e la stretta di mano, ma nessuno dei due riesce a tenere gli occhi in quelli di Giorgio, che se ne accorge, ma si volta e fa loro strada.

“Posate pure le vostre giacche su quell’attaccapanni e seguitemi. Prima di sedervi a tavola, voglio farvi visitare la casa. Oh, ma che diavolo? Vi avevo detto di non portare nulla!”

“No dai, a qualunque invito a cena si porta sempre qualcosa al padrone di casa: è una questione di galateo.” risponde Marco, sempre meno agitato.

“Va bene, allora grazie.”

Giorgio li conduce in un tour molto accurato del suo grande loft, ma la stanza che fa più colpo sui suoi ospiti è la stanza con le foto in compagnia di varie celebrità e dei vari riconoscimenti, premi e cimeli ricevuti nella sua carriera di grande chef. In quell’istante, i loro volti appaiono talmente meravigliati da sembrare quelli dei bambini che varcarono, per la prima volta, l’ingresso della fabbrica di cioccolato di Willy Wonka. Giorgio, ovviamente, ne è compiaciuto.

Dopo aver visitato le stanze, si accomodano in sala, dove le loro narici possono inebriarsi con i profumi di prelibatezze che arrivano dalla cucina.

“Sedetevi pure a tavola e iniziate a versarvi del vino. Spengo il forno e torno da voi in un baleno.”

Emilio si rivolge a Marco:

“Cristo santo, hai visto che casa?”

“Sì, ho visto, è tutto davvero molto bello, ma non mi sentirò del tutto a mio agio finché non troveremo un minuto per parlare di quello che è accaduto quando eravamo ragazzi.”

“Ma che cazzo, Boss…”

“Smettila di chiamarmi così, non siamo più dei ragazzini!”

“Ok, ma rilassati un attimo. Avremo tutto il tempo, durante la serata, per rivangare i vecchi tempi e per scusarci. Ora versiamo il vino nei bicchieri.”

“Ehi, ragazzi, che fate ancora in piedi? Sedetevi ché partiamo con gli antipasti” apostrofa Giorgio, rientrando dalla cucina. “Quello che sto per sottoporre ai vostri palati è solo l’inizio di un viaggio di sapori, in cui vi condurrò per tutta la sera. Mi spiace solo che non possa essere dei nostri il povero Giacomo. Dai, facciamo un brindisi.”

“Alzo anch’io il calice”, prende parola Marco, “ringraziandoti per questo invito inaspettato”. Giorgio annuisce con la testa “So che anche a Giacomo avrebbe fatto davvero piacere, ma, soprattutto, per averci dato la possibilità di poter riparare finalmente ai torti che…”

“No! Ti fermo subito.” Giorgio blocca Marco con tono perentorio “Non ho voglia di parlare di questo argomento ad inizio pasto.”

Marco ed Emilio si lanciano un’occhiata di sfuggita e, al primo, quell’intervento di stop fa sopraggiungere un brivido lungo la schiena. Non è completamente a suo agio e si nota.

“Come vi ho accennato”, ora con tono più pacato, “vorrei che questo incontro fosse soprattutto l’occasione per iniziare a conoscersi meglio. Di quello che è accaduto tanti anni fa, vorrei affrontare il discorso più tardi, se non vi dispiace”, sorridendo bonariamente.

Brindano e aprono le danze con un’ouverture di antipasti.

Continua…

2 pensieri su “Rimembranze (atto II e III)

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